Ho un fuoco nel cassetto

Se avessi avuto più tempo libero, avrei letto questo libro tutto d’un fiato.

Non l’ho letto tutto d’un fiato, ma decisamente veloce nonostante il poco tempo a disposizione.

Ho provato tante differenti emozioni nel leggerlo: piacevoli e meno piacevoli, di comprensione e a tratti anche di fastidio, fino ad arrivare a riconoscere la Francesca Cavallo che stimo profondamente e guardo con ammirazione oggi.

In questo libro Francesca Cavallo parla di se stessa in prima persona.

“Donna, queer, meridionale: tre parole che costruiscono una prigione invisibile fatta di aspettative di stereotipi e luoghi comuni” riporta la parte iniziale della sinossi, che rende bene l’inizio di una storia che riesce subito ad entrarti nel cuore perché conosciamo la bambina, la ragazza che scopre di essere diversa e di volere tutto.

Poi la narrazione prende una piega incredibile che sembra voler essere esattamente una di quelle storie di successo autocelebrative sull’onda del “se vuoi puoi, se puoi sognarlo puoi farlo”.

Francesca insieme alla sua compagna Elena in pochi anni si ritrova a fondare un’azienda multimilionaria in California grazie al libro “Storie della buonanotte per bambine ribelli” dove, tra duro lavoro e idee innovative, riescono a creare qualcosa che segnerà un momento importante dell’editoria mondiale, raccontando finalmente le storie di quelle donne che hanno cambiato il mondo.

Questo racconto ti brucia addosso e quel fuoco nel cassetto di Francesca lo senti forte: tra l’ammirazione e l’invidia, tra i limiti evidenti che senti di avere quando leggi frasi perentorie di chi ha le idee chiare sui suoi sogni, sulla persona e compagna che vuole essere, il tutto vissuto prima dei trent’anni.

Impossibile non sentirsi piccole davanti a qualcosa del genere e, per chi la legge abbondantemente dopo i 30 anni, sembra essere una storia nata per farti pensare: io quel fuoco non ce l’ho.

Invece poi accade qualcosa che la renderà più universale e avviene quando tutto comincia a trasformarsi, a cambiare.

La fine del grande amore sarà l’inizio di un nuovo percorso di scoperta, accettazione e crescita.

Questo periodo coinciderà anche con il lockdown, momento che servirà ad affrontare quei pensieri che per troppo tempo erano stati messi da parte per la paura di rallentare, di impigrirsi e di scivolare in una triste mediocrità.

Le parti di noi che cercano un senso, la parti di noi in grado di andare in profondità, vanno onorate, non anestetizzate. Perché sono quelle parti che producono pensieri originali, in grado di rispondere a bisogni profondi, nostri e del nostro pianeta.

Ho trovato gli ultimi capitoli davvero preziosi e d’aiuto per chi quel fuoco in fondo sa di averlo e non vuole arrendersi alla confusione.

Una confusione che siamo di solito abituati ad affrontare in due modi:

Il primo è restando immobili e scacciando dalla testa e dal cuore quelle idea di cambiamento.

Il secondo è chiudendo gli occhi e scegliendo la strada nuova, senza pensarci troppo.

“Andare sempre a duecento all’ora (ma dove?)”

Ultimamente, mi pare di intuire che ci sia una terza via, quella che ci richiede di onorare la confusione, di darle spazio, invece che tentare di sopprimerla scacciandola via o forzandosi a fare scelte radicali quando non siamo pronti.

Siamo confusi quando c’è una verità che sta emergendo dal fondo della nostra coscienza, e abbiamo paura di guardarla. Ci sono verità che incontriamo nel corso della vita che sono difficili da accettare, perché mettono in discussione il nostro senso di identità, i nostri valori, perché ridisegnano i confini di chi siamo e di chi possiamo essere. Onorare la confusione ci permette di lasciare a galla quelle verità, e di ridefinire l’orizzonte dentro cui ci realizzeremo.

La confusione, il fermarsi è stato un momento fondamentale per scoprire gli altri, lasciarsi aiutare, coccolare, scoprire altre forme di famiglia, una nuova città che ti accoglie con la sua accecante bellezza.

Un libro che è un augurio ad essere coraggiose anche se il mondo in cui viviamo è stato costruito per tenere fuori le donne e le minoranze, un augurio ad arrivare a comprendere che nessuno ci può dire quale sarà il terreno in cui ci sentiremo realizzati.

La parte finale è dedicata ad alcune esortazioni e l’ultima, l’undicesima è “godetevela”, perché se manca questo aspetto, quel fuoco nel cassetto probabilmente si spegnerà.


Titolo: Ho un fuoco nel cassetto

Autrice: Francesca Cavallo

Editore: Salani Editore

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Laureata in filosofia, giornalista pubblicista, podcaster, formatrice, amo i gatti, i libri e viaggiare.
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