Quando leggi “potere” pensi al verbo o al sostantivo?
Questa domanda è stata spesso posta lo scorso 24/26 marzo alla festa del libro e della lettura organizzato all’Auditorium di Roma all’inizio di diversi eventi davvero molto belli organizzati lo scorso weekend.
Quando ho letto la parola potere ho pensato al sostantivo ed a un potere corrotto, prepotente, separatore quando invece a seconda della situazione, il potere può essere anche usato bene, per aiutare gli altri, per diffondere un’influenza positiva.
Poi c’è il verbo potere che cambia completamente la prospettiva aggressiva che io percepisco quando leggo questa parola ed è quella della possibilità del fare, del dire, del pensare.
In effetti la risposta istintiva che diamo alla domanda dice molto di noi, per lo meno per come ci sentiamo allo stato attutale, ed è evidente che in questo momento io stia percependo qualcosa al di fuori di me che controlla le mie scelte e limita le possibilità del mio poter fare quello che voglio.
Quello che mi colpisce è che nonostante le tante possibilità, delle volte sottostiamo a tanti poteri più forti che nella realtà poi non ci impediscono realmente di fare qualcosa, non ci bloccano, non ci puniscono realmente, eppure non utilizziamo la libertà di potere fare quello che ci va.
Esiste quel potere nella nostra mente che a volte lasciamo manovrare da altro.
Ed invece
voglio poter scegliere,
voglio poter cambiare,
voglio poter essere chi sono.
E tu, quando pensi alla parola potere, pensi al sostantivo o al verbo?