In questi giorni sto notando che ci sono molte persone che quando si nomina il “patriarcato” pensano che sia una di quelle parole difficili, che piace usare a quelle come Elly Schlein, per nominare qualcosa di cui nemmeno loro sanno bene spiegare, ma che viene usata ossessivamente per sentirci persone migliori.
E in effetti la parola patriarcato è una di quelle parole che se chiedi di spiegarti anche a chi davvero si è informato sull’argomento, mette un po’ in difficoltà, perché la verità è che non è facile ridurre sinteticamente qualcosa di così culturalmente radicato nella nostra società da sembrare per certi versi naturale, normale, giusto. Come in tutte le cose, ci sono anche aspetti che hanno funzionato bene, che sono rassicuranti, perfino equilibrati in alcune situazioni ed istintivamente alcune persone non sopportano l’idea che gli si tocchino quelle certezze su cui hanno basato la propria esistenza.
Eppure io sono certa che anche tutti quelli che si arrabbiano tanto contro di noi che usiamo questa parola, lo provano di sottofondo quel disagio, quella paura, quell’attrazione verso quella femminista che vuole cambiare le regole del gioco.
Bisogna dare ascolto alle proprie paure delle volte, perché quello che stiamo combattendo, spesso ci sta dicendo la verità e quella verità è: anche tu che sei vittima del sistema che stai proteggendo.
Ma torniamo un attimo indietro.
Proviamo a darla questa definizione di patriarcato.
Si possono trovare in giro tantissimi libri, saggi, articoli che lo spiegano e sicuramente il mio consiglio è leggere e informarvi il più possibile per capire davvero, perché non sarete informati leggendo qualche post su instagram, o articolo di giornale, però di certo bene iniziare anche da lì, come anche io nel mio piccolissimo provo a darvi qualche spunto.
Userò le parole che Giulia Blasi ha scritto in un libro per i ragazzi “Rivoluzione Z“, quindi accessibile a chiunque, che ci dà un’idea di cosa sia il patriarcato.
Una definizione breve di patriarcato è la seguente: una società basata su una divisione dei ruoli di genere piuttosto rigida, in cui gli uomini svolgono alcuni compiti e le donne ne svolgono altri, e la cultura condivisa assegna agli uomini il maggior prestigio e potere sociale. Chi fa il classico vedrà nella parola l’etimologia greca: “patriarcato” è letteralmente “potere dei padri”, e per estensione degli uomini. Questo modello di società è molto antico e nasce quando il genere umano smette di essere nomade, costruisce delle case, inventa il concetto di proprietà privata e chiude donne e bestie dentro un recinto, per assicurarsi ricchezza e prole. Questo è il momento in cui le donne diventano qualcosa da possedere, perdendo ogni diritto di incidere sulla società.
Dici: e perché le donne hanno lasciato che succedesse? È abbastanza semplice: perché era comodo, e perché era meno pericoloso. (…) Le donne hanno barattato la loro libertà con la serenità di poter allevare i loro figli in un ambiente relativamente sicuro, di cui gli uomini si facevano da garanti. È così che nasce il potere: l’uomo domina sulla donna, sulla terra, su altri uomini con cui stringe alleanze, assembra eserciti, parte alla conquista della terra, di altre donne, di altre proprietà. In cambio di protezione, chiede sottomissione. (…) Le donne hanno vissuto e vivono tuttora sotto la minaccia della violenza maschile, che viene trattata come un fenomeno inevitabile. Per tenerle sotto controllo, il patriarcato – che è una macchina di autoconservazione quasi perfetta – (…) ha fatto credere alle donne per secoli di essere stupide, molli, prive di senso logico, inadatte allo studio, all’arte, alla vita pubblica, buone solo per fare figli e badare alla casa.
Questo è solo l’inizio ed anche molto sintetizzato di come sono andate le cose, ma credo che possa già dare un’ottima base per continuare a capire come siamo arrivati fino ad oggi.
Per quanto, grazie alle lotte femministe, tanti passi avanti sono stati fatti, ancora quel processo di liberazione non si è completato e tutte le donne “ribelli” che tentano semplicemente di vivere la loro vita e fare ciò che vogliono, vengono giudicate, insultate, maltrattate fino ad arrivare ai numerosi e tragici casi di femminicidio. Anche su questo concetto trovo che ci sia estrema confusione ma, ancora una volta, chi vuole davvero capire, ha tantissimo materiale sul quale informarsi, per qualsiasi consiglio di lettura sono personalmente disponibile a darvelo.
Se la parola femminismo o ancora peggio transfemminismo ti spaventa chiediti perché.
Se la parola patriarcato ti irrita, chiediti perché.
Se la parola femminicidio ti disturba, chiediti perché.
Affronta le tue paure, non combatterle, fidati che dopo staremo meglio tutti e due.