Non è facile parlare di questo romanzo.
Non è facile perché X di Valentina Mira non è solo un romanzo ma anche una lettera ad un fratello con cui la protagonista non parla da anni, per raccontargli quello che non ha avuto il coraggio di dire, ma soprattutto un modo per riscattare il dolore che non ha mai smesso di provare dopo essere stata stuprata da un comune amico durante una festa.
Non essere creduta proprio dal fratello che amava tanto e che era stato suo alleato per tutta l’infanzia e adolescenza è stato l’apice di quel male che l’ha segnata per sempre.
E così dopo dieci anni Valentina decide di ribaltare quella vergogna che sentiva dentro raccontando la sua storia con lo scopo di restituire quella vergogna a lui, lo stupratore, come è giusto che sia.
Un canto di Natale per il fratello che non le ha creduto, lo porta indietro con sé in quella festa di molti anni prima, e poi nel presente in cui nulla funziona perché la violenza è sistemica e non una sfortunata eccezione, infine in un futuro che vede nel diritto a difendersi e ad aggredire l’unica via.
Quello che mi ha colpito di questo libro è il costante dolore che l’autrice riesce a trasmettere dall’inizio alla fine e nonostante questo non riuscire a smettere di leggerlo.
Un fastidio con cui ho dovuto fare i conti, che ho dovuto analizzare.
Ho voluto leggere altre recensioni, altri punti di vista per capire cosa fosse e alla fine l’ho compreso grazie ad una frase parafrasata da Hannah Arendt, che usa Valentina stessa in un video, riguardo la “banalità dello stupro”.
Come può essere banale uno stupro?
Lo diventa nel momento in cui si usa questa parola per definire quell’atto anche quando non ci sono percosse, anche se non c’è violenza, anche quando non ci sono grida e lividi, quando non è uno sconosciuto il responsabile, ma un amico che decide di ignorare quel NO ripetuto più volte e prendersi un corpo senza il consenso.
Quante volte tutto questo viene minimizzato?
Quante volte le domande che vengono rivolte alle donne che subiscono tutto questo sono riguardo a quello che stava facendo lei?
Come eri vestita? Eri ubriaca? Perché sei andata nella stanza con lui? Perché lo hai baciato? Lo dovresti sapere che i ragazzi sono fatti così, se li provochi è normale che poi ti capitino queste cose.
No, non è normale, eppure per ogni donna questa frasi sono banali, si cresce con l’idea che siamo noi che dovremmo stare al nostro posto e non provocare, non ubriacarci, non scherzare troppo, non svestirci troppo, altrimenti l’uomo capisce che ci stai e non può trattenersi.
Non esisteva un libro del genere che raccontasse uno stupro così “banale”, che raccontasse di quegli sguardi, di quelle ferite che ogni giorno tante donne accettano come normali ma che di normale non hanno niente.
Bisogna riempire quei silenzi, quei non detti, quella vergogna, quel senso di colpa che non fa parlare, anche quando le violenze sembrano minori, perché altrimenti quel silenzio lo racconterà qualcun altro, arrivando addirittura ad usare lo stupro come campagna per prendersela sempre con le stesse categorie: l’immigrato, lo straniero, il folle quando invece lo stupratore può essere chiunque, e nella maggior parte dei casi (parlano le statistiche) sono persone che conosciamo, amici, familiari, conoscenti.
In questo libro c’è una storia personale romanzata dove è impossibile distinguere fatti realmente accaduti da quelli inventanti dall’autrice e questo miscuglio ha creato una realtà fin troppo insopportabile, dove è tutto talmente ingiusto che sembra più facile scegliere di non credere che per una donna quelle cose accadono fin troppo spesso e che i silenzi sono un modo per sopravvivere e fare finta che la realtà sia meglio di così.
Un libro che mancava, un romanzo per chi vuole provare a capire attraverso una storia perché bisogna combattere la cultura dello stupro e trovare il coraggio di dare il giusto nome a tutte quelle violenze considerate banali e che troppo tristemente accompagnano la vita di ogni donna.
Titolo: X
Autrice: Valentina Mira
Editore: Fandango libri