Niente di vero

Prendete lo spirito dissacrante che trasforma nevrosi, sesso e disastri famigliari in commedia, da Fleabag al Lamento di Portnoy, aggiungete l’uso spietato che Annie Ernaux fa dei ricordi: avrete la voce di una scrittrice che in Italia ancora non c’era.

Questo commento al libro e Zerocalcare che ha detto

Veronica Raimo è l’unica che mi ha fatto ridere ad alta voce con un testo scritto in prosa da quando ero adolescente.

sono stati i motivi per i quali ho deciso di acquistare questo romanzo in una delle tante passeggiate in libreria.

Zerocalcare, fumettista romano di Rebibbia, ha uno sguardo sul mondo che ormai è riuscito ad arrivare al grande pubblico ma un romano sa che alcune sfumature, alcuni dettagli, modi di dire li può cogliere solo chi è immerso in quelle cose da sempre. Lui come Veronica Raimo sono cresciuti nella stessa parte di Roma, come lo sono io e dove vivo ancora oggi. Questa, forse troppo lunga premessa serve solo a dire che, parte del mio entusiasmo e delle mie risate per questo libro, sono dovute anche nel sentire di che cosa si stava parlando molto bene.

Nonostante il cognome, nonostante fosse una scrittrice già nota, non avevo mai letto nulla di suo ed ignoravo che fosse la sorella di Christian Ramo, assessore alla cultura del III municipio di Roma e quando dopo le prime pagine ho collegato il tutto, è stato emozionante quasi come quando riesco a origliare le conversazioni dei tavoli accanto, sentendo o vedendo cose incredibili.

“Niente di vero” è un romanzo autobiografico, dove l’autrice racconta della sua famiglia davvero fuori dalle righe, dove la noia e l’ansia dei genitori è il motore di tutti gli aneddoti più esilaranti che si possano immaginare. Veronica Raimo mette ironia e comicità raccontando i suoi traumi, riappropriandosi della sua giovinezza e riconoscendo che, nel bene e nel male, quelle storie assurde l’hanno resa quello che è oggi.

Niente di vero è anche quello che a volte si prova nel raccontare cose accadute tanto tempo prima, quando i ricordi cominciano a svanire e alcuni dettagli sembrano non essere mai realmente accaduti e forse è esattamente così.

Ho trovato un’intervista all’autrice, che se volete andare a leggere trovate qui, dove il giornalista fa una domanda molto interessante:

Se inventare è trovare, un ricordo è qualcosa che viene ritrovato, e reinventato: nel momento in cui troviamo nel già accaduto, esiste ancora un confine tra i fatti e il loro potenziale?

“Mi rendo conto, e anche questo è un dato probabilmente legato all’età, che sto perdendo la memoria. La memoria è sempre stata una mia rivendicazione molto forte, per me è eticamente importante essere la persona che ricorda. Ora sto cominciando a dimenticare le cose, e dimenticare le cose significa compiere anche delle sostituzioni: non restano dei vuoti, ma dei ricordi sfumati, e in quelle sfumature si costruisce qualcos’altro. È una sostituzione simile a quella che accade nei sogni, in cui hai degli elementi fattuali che vengono rimescolati, e ricollocati in maniera diversa. È come se il fatto rimanesse un elemento residuale, mentre il resto è costruzione, e invenzione”.

Riconoscere che la memoria non è così affidabile e che la scrittura porta necessariamente a rendere più interessante la storia, l’identità che ne viene fuori è talmente complessa ed indicibile che si può provare a spiegare solo col paradosso della comicità.

E, parlando di paradosso, non posso che sorridere pensando alla frase tormentone che il padre di Veronica, genitore iracondo e ipocondriaco, che ripeteva sempre: “Siamo arrivati al paradosso” e al fatto che per lui si arrivava sempre al paradosso.

“Non era mai chiaro in che cosa consistesse il paradosso, ma di sicuro ci si era arrivati”.

Veronica Raimo è riuscita a curare le sue ferite ridendo, facendo ridere anche me, e lasciandomi addosso una sensazione di malinconica speranza, piena di contraddizioni e con una meravigliosa consapevolezza che anche i nostri traumi possono diventare la nostra forza, che le nostre assurde stranezze che non raccontiamo a nessuno sono molto più frequenti di quello che pensiamo e che ridere ci salverà sempre.


Titolo: Niente di vero

Autrice: Veronica Raimo

Editore: Einaudi

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Laureata in filosofia, giornalista pubblicista, podcaster, formatrice, amo i gatti, i libri e viaggiare.
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