La stanza di Giovanni

Amare qualsiasi persona ed essere amati da qualsiasi persona è un tremendo pericolo, una tremenda responsabilità.

Così scrive Maria Giulia Fabi nella postfazione dell’edizione “Le Lettere” di questo indimenticabile romanzo di James Baldwin (New York 1924 – Saint Paul de Vance 1987), scrittore afroamericano.

Pubblicato per la prima volta nel 1956, ha sollevato grande scalpore per il modo esplicito in cui veniva trattato l’argomento omosessualità.

Ridurlo però ad un libro su una relazione omosessuale non gli renderebbe onore perché questo romanzo è molto di più: un concentrato di bellezza, paura, sensualità e dolore.

Un libro sull’omofobia interiorizzata ma soprattutto un libro sul dolore che si può arrecare quando non si vuole ferire qualcuno e su quello che può accadere quando si ha paura di amare.

L’io narrante è David, un giovane di New York che decide di trasferirsi a Parigi per affrancarsi dalla propria educazione mentre la sua fidanzata Hella è in Spagna per riflettere sul futuro della loro storia.

David in un bar conosce Giovanni, giovane italiano dal quale viene immediatamente attratto e con il quale inizia una relazione.

Questa scoperta di sé stesso metterà David di fronte ad un bivio: scegliere la normalità di una vita con Hella o vivere di emozioni e istinti con Giovanni.

Il dilemma che vive David non riguarda soltanto l’accettazione o meno della sua omosessualità, dato che il tema viene sfiorato senza essere approfondito particolarmente, ma viene mostrata una storia d’amore nella situazione storico-culturale del momento, che per molti aspetti è esattamente identica ad oggi.

È facile dimenticarsi che è stato scritto negli anni 50 perché quello che prova David è attuale. Quello che spaventa il protagonista è il dover vivere in una società che non accetta le persone come lui, perché quando David si trova nella stanza di Giovanni, tutto quello che vive non sembra affatto essere così spaventoso.

La stanza è quindi sì un luogo ma anche una metafora che rappresenta un’altra possibile vita che David potrebbe avere, dove può essere se stesso.

Da notare come Baldwin riesce a mostrare intensamente le emozioni e i pensieri dei personaggi in modo universale mostrandoli nella loro autenticità: è incredibile che sia stato scritto da un uomo nato nel 1924 e credo che questa sia una delle dimostrazioni della bellezza di questo libro.

Una bellezza che si trova nella passione dei due amanti, nei rapporti umani che si creano e nella descrizione di Parigi che fa da sfondo a questa storia e che si presta perfettamente come quadro della complessità umana.

In un’intervista del 1984 lo stesso Baldwin ha dichiarato che “La stanza di Giovanni non è veramente un libro sull’omosessualità (…) È su cosa succede se hai paura di amare un’altra persona” e il valore universale di questo libro è evidente in ogni sua pagina.

Sempre Maria Giulia Fabi scrive che “la tragicità del triangolo amoroso (…)non deriva solo dalle inadeguatezze personali di David, Giovanni e Hella, ma anche dalle inadeguatezza e contraddizioni delle società cui essi appartengono e che condizionano il modo in cui i protagonisti riescono o meno a esprimere amore per sé e per gli altri in modo tanto più pesante, quanto più essi cercano di ignorare o di sfuggire al proprio passato e alla consapevolezza di come esso stia già dando forma al presente”.

Baldwin infatti riesce a giocare in questo romanzo mettendo in evidenza le differenze grazie a questi tre personaggi che rappresentando i privilegi di classe, di razza e di genere e allo stesso tempo riuscendo a renderli comprensibili a tutti.

Scopriamo di essere tutti uguali di fronte all’amore: fragili e in balia di eventi che non sempre riescono a prendere la piega che desideriamo.

Un libro da recuperare e da considerare un vero e proprio classico sulla complessità dell’essere umano.


Titolo: La stanza di Giovanni

Autore:James Baldwind

Editore: Fandango Libri

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Laureata in filosofia, giornalista pubblicista, podcaster, formatrice, amo i gatti, i libri e viaggiare.
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