Padri contro il patriarcato. Intervista a Girolamo Grammatico, papà imperfetto.

Il tema della parità di genere si può affrontare sotto tanti punti di vista.

Di solito si parla di quelle differenze o mancanze che esistono tra uomini e donne a seconda dei vari ambiti.

Quello che chiamiamo “gender gap” è il divario esistente tra uomini e donne, che va ad impattare sulla vita quotidiana e il suo svolgimento, come la salute, l’educazione, il lavoro e l’accesso alle attività economiche.

Esistono però anche persone che riempiono quei divari con la bellezza dell’uguaglianza, o meglio della parità, perché “le differenze tra uomini e donne esistono, siamo diversi”, racconta Girolamo Grammatico, Life Coach Umanista e scrittore che ho avuto il piacere di intervistare per parlare del suo libro “Essere Padri oggi. Manifesto del papà imperfetto”. 

Visto che abbiamo accennato a tutti quei divari che esistono tra uomo e donna, io con te Girolamo vorrei raccontare di quello che abbiamo raggiunto anche grazie ad uomini che come te mettono in pratica la parità di genere ogni giorno e nello specifico nel ruolo  di padre.

Ti chiedo di raccontare  a YWN chi sei, cosa fai, di cosa ti occupi e come sei arrivato a scrivere “#esserepadrioggi, Manifesto del papà imperfetto”.

Sono un life coach e attraverso il metodo del coaching umanistico aiuto a raggiungere gli obiettivi esistenziali, relazionali e lavorativi ai miei coachee (clienti). Alleno le potenzialità personali, costruisco insieme a loro le strategie migliori per creare abitudini positive e lavoro sulla vocazione personale per accompagnare le persone verso la propria autorealizzazione.

Durante le mie sessioni di coaching  mi sono reso conto che, per quanto una persona abbia voglia di intraprendere questo percorso, nasca spesso un problema di comunicazione dato dal fatto che non siamo in grado di ascoltare davvero. Interrogandomi su questo mi sono avvicinato allo storytelling e alla comunicazione empatica di Rosenberg che mi hanno aiutato ad affrontare questa sfida nelle mie sessioni e  laboratori.

L’idea del libro è nata perché tanti dei miei clienti erano dei papà che mi chiedevano come essere dei padri migliori, come gestire il tempo che avevano a disposizione per crescere i loro figli e mi sono reso conto che in questo ambito mancavano delle risposte.

Esiste tanta letteratura per le mamme e tanta letteratura sull’assenza del padre, questo libro vuole essere invece un libro sulla presenza del papà.

Ho realizzato prima dei workshop per papà, dove attraverso le competenze del coaching umanistico abbiamo allenato il talento educativo e cercato di aumentare la nostra consapevolezza genitoriale.

Tutti gli esercizi che ho proposto nei miei workshop e che propongo nel libro, li ho sperimentati per primo perché ci tengo a raccontare sempre cose che ho vissuto in prima persona.

Oggi si parla tanto di competenze, ed anche la genitorialità è una competenza che va allenata e per questo serve esercitarsi.

Amare i nostri figli ci viene naturale ma l’amore è un sentimento, l’amare è una competenza e come tutte le competenze va allenata.

 

Nel titolo del libro mi ha colpito la parola “oggi”, che differenza c’è secondo te tra i padri di una volta e i padri di oggi? Com’è cambiato il ruolo del papà rispetto al passato?

Sicuramente oggi c’è più consapevolezza del ruolo del papà, anche se secondo me la domanda sulla quale concentrarsi non è  “che ruolo ha il padre oggi” ma “in quale società il ruolo di genitore si esprime e si rende libero di affermarsi”?

Nel mio libro parlo anche di questo

In una società che ancora fa fatica a rendere accessibili gli stessi diritti sia agli uomini che alle donne, la svalutazione del padre che accudisce i figli in una grottesca categoria come quella del “mammo” indica fortemente la presenza di un machismo vivo e pulsante nei mitocondri del nostro pensiero.

Se la donna deve acquisire, per assurdo, la forza virile di un uomo per affermarsi in politica o in azienda, diventa quasi ovvio che il papà, per essere presente nella vita dei suoi figli secondo i propri desideri e inclinazioni, debba “mammizzarsi” e lottare per un diritto ovvio e banale come quello del congedo di paternità.

Gran parte della crisi della paternità a mio avviso, nasce proprio da una lotta alla parità di genere.

Il nuovo padre è una figura diversa da quella che la cultura del patriarcato prevede che sia.

Nella storia dell’uomo la paternità ha assunto varie forme, e ogni forma era il frutto di numerose variabili: sociali, culturali, economiche, religiose. Prima il padre non aveva una relazione con i figli, portava il suo essere maschio all’interno della famiglia, un maschio competitivo, che portava i soldi e valori quali avidità e forza.

Oggi le cose sono cambiate e quello che invito i papà a fare è proprio di esperire una relazione con i figli.

L’unico esempio che abbiamo avuto di paternità è quella vissuta da figli, quindi quello che possiamo fare è costruire delle nuove possibilità sia che il rapporto con mio padre sia stato ottimo sia che non lo sia stato, aspirando al cambiamento.

Ti capita di confrontarti con papà che ancora credono che occuparsi dei figli sia “una cosa da donne”? Se sì come ti rapporti con loro?

Mi è capitato di peggio, ovvero si è iscritto ad un mio workshop un papà che aveva voglia di capire come educare i suoi figli, migliorarsi come padre ma che di base aveva delle ideologie politiche e patriarcali tradizionali. Nel momento in cui ha capito che quello che facevo si fondava su ideologie totalmente diverse dalle sue (anche se ovviamente la politica nei miei workshop è tenuta totalmente fuori), non si è più presentato senza dire niente.

Come sei organizzato a casa nella gestione dei figli?

Io qualche anno fa ho fatto una scelta molto importante nella mia vita. Avevo un lavoro a tempo indeterminato, ben pagato che mi occupava però davvero molto tempo ed ho deciso di lasciare quel lavoro e rischiare, guadagnare di meno ma avere la certezza di poter avere più tempo con i miei figli.

Ovviamente non è una scelta che tutti possono permettersi ma è una decisione che tante donne hanno dovuto prendere e che anche tanti uomini, dovrebbero prendere, se il loro desiderio è quello di poter passare più tempo con i loro figli. Io vado tutti i giorni a prenderli a scuola e nella mia agenda pianifico sempre del tempo da passare esclusivamente con loro.

Tu hai un figlio maschio e una figlia femmina. Applichi metodi educativi diversi rispetto al loro genere?

Sì, perchè come ti dicevo all’inizio non credo che parità significhi uguaglianza.

Applico metodi diversi perché sono diversi e hanno età diverse, ma faccio il possibile per riconoscere i pensieri sessisti.

Io sono siciliano ed è normale che nella mia mente in quanto uomo e cresciuto in una determinata società e cultura possano nascere dei pensieri sessisti.

Capita a tutti, anche alle donne.

Io non credo che dobbiamo imporci di non fare quei pensieri; dobbiamo, invece, riconoscerli e metterci sopra un’etichetta dicendo “ok questo è un pensiero sessista, cosa posso fare per non comportarmi di conseguenza”?

Inoltre nell’educazione dei miei figli cerco di non condizionare nessuno dei due ad una penalizzazione basata sul genere.

A proposito di questo, mi hai parlato di un nuovo libro che stai scrivendo. Ti va di raccontarci qualcosa?

Certo.

Il titolo vorrei che fosse “Padri che crescono figlie libere” e ci tengo particolarmente al fatto che sia figlie e non donne, perché la donna che vorrà essere, sarà una sua scelta, non sarò io a darle un modello da seguire, ma sarà lei a scegliere chi diventare.

L’obiettivo del libro è quello di aiutare i padri a riconoscere i propri condizionamenti culturali al fine di non condizionare lo sviluppo delle figlie verso una penalizzante diversità di genere.

Il libro si rivolge anche ai padri che hanno figli maschi, proprio per non enfatizzare un certo machismo: i figli maschi potrebbero diventare padri di figlie femmine domani.

Il libro sarà anche per le mamme, perché come dicevo prima la genitorialità è una competenza di entrambi i genitori ed è fondamentale che anche le mamme riconoscano alcuni automatismi educativi che amplificano le differenze di genere.

Ringraziamo Girolamo per questa sua importante condivisione e speriamo possa essere d’ispirazione per tanti papà, futuri papà e per le mamme a riflettere sull’importanza di essere sempre in prima linea per combattere tutte le disparità di genere al fine di crescere una nuova generazione che sia davvero libera di esprimere la propria individualità e potenzialità.

(articolo originariamente scritto per Young Women Network)

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Laureata in filosofia, giornalista pubblicista, podcaster, formatrice, amo i gatti, i libri e viaggiare.
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