Sono tanti i libri che ho letto in questi anni che parlano di femminismo, eppure mi capita spesso di incontrare qualcuno o qualcuna che chiaramente ne sa molto poco e vuole spiegarmi come oggi il femminismo sia inutile o addirittura che faccia arrabbiare talmente tanto gli uomini da creare divisioni e quindi è colpa di noi femministe se poi si creano differenze (conversazione realmente avvenuta in quell’orribile social network che è Threads e che non mi ostino ancora ad abbandonare).
Questa premessa per dire che per quanto di libri femministi ne abbia letti tanti, ancora non finisco di scoprire argomenti vastissimi che mi ricordano ancora di più quanto sia grande l’ignoranza e la supponenza di certe persone riguardo un argomento di cui non sanno letteralmente niente, se non una definizione, spesso, anche sbagliata.
“Fare femminismo” racconta, nella storia dei femminismi, le pratiche rimaste ai margini e tutto quello che la politica delle donne, dalla suffragiste fino ad oggi, ha ottenuto per avere i diritti e la libertà di cui oggi godiamo.
Di fronte ad un successo mondano di parte del femminismo e di un movimento spesso ridotto alla richiesta di diritti civili, questo libro rappresenta un invito a recuperare una genealogia femminista radicale cui poter attingere per rimettere al mondo desideri, invenzioni antagoniste, esperienze di sorellanza e sovversione, gesti li libertà.
Le pratiche femministe sono forme di vita nate da esperienze vissute, discusse, pensate e agite con altre donne, sono processi, percorsi di sperimentazione, di scoperta, manifestazione di desideri di donne che non si accontentano e che spostano l’asticella sempre più in alto non solo per loro stesse ma per un mondo più giusto.
In questo libro ci sono tante storie e racconti che si intrecciano fino a costruire quelle che sono state le teorie femministe e solo scoprendo la storia di quello che è successo ci si rende davvero conto di quanto è stato faticoso arrivare ad oggi e di quanto ancora lo è e lo sarà.
Altra bella scoperta la foto dell’artista Argelia Bravo in copertina, Virgen de la leche, 2009, che fa parte del progetto dal titolo Si nos importa el bledo!!! (Sì che ce ne frega!!!) composto da una serie di foto e video che mostrano uomini dal volto coperto con cespugli di erbacce sul capo, madri incappucciate intente ad allattare creando l’iconografia di una guerriglia. Argelia Bravo celebra l’essenza della donna, delineando una nuova mappatura del potere dove ciò che non è ufficiale emerge ugualmente e con forza grazie al suo diritto di essere nonostante la propria diversità.
Non bisogna pensare al femminismo storico come a una sorta di assicurazione a vita per le generazioni successive, scriveva Ida Dominijanni, il femminismo non è mai stato una banca di diritti acquisiti, è stato e resta un movimento di pratiche di libertà che vanno rimesse al mondo continuamente, e anche grazie a questo libro, si tiene viva quella memoria per ritrovare ogni giorno la forza di portare avanti le nostre battaglie.
Ciò che si è ereditato non diventa né un feticcio né un dogma e la strada percorsa non prescrive, non si sovrappone, non cancella, ma indica e orienta. La memoria si fa dunque ri-memorizzazione, funzione creativa che guida il pensiero di chi ha a cuore la libertà non rispetto a ciò che è stato, ma verso ciò che sarà. Possiamo aprire il presente all’imprevisto, possiamo fare la differenza. E questa resta oggi la nostra scommessa politica.
Titolo: Fare femminismo
Autrice: Giulia Siviero
Edizioni: nottetempo