New York, quattro ragazzi ex compagni di college, da sempre vicini l’uno all’altro, si trasferiscono nella metropoli da una cittadina del New England, sostenendosi a vicenda con loro amicizia e nelle personali ambizioni.
Willem vuole fare l’attore.
JB, vuole entrare nel mondo dell’arte.
Malcolm è un architetto.
Jude, avvocato, è il protagonista di questo romanzo e colui che terrà legati i quattro amici.
Con il passare degli anni tutti e quattro riescono ad ottenere successo nei rispettivi campi, anche se Jude è continuamente tormentato dai ricordi della sua terribile infanzia e si sfoga con atti di autolesionismo.
Il dolore che riesce a trasmettere questo libro è devastante, brutale, ma allo stesso tempo ipnotico come se ci rendesse assuefatti dai sentimenti provati da Jude ma anche da tutti i personaggi che gli gravitano attorno, che rimangono travolti dalla sua enigmatica riservatezza e dalla sua brillante intelligenza e gentilezza.
La sofferenza riesce ad essere raccontata in tutta la sua essenza inconcepibile e distruttiva, facendoci riconoscere in dinamiche lesioniste, nostre o di persone che abbiamo conosciuto, rende comprensibili le ragioni apparentemente assurde di alcuni comportamenti e mostra anche la difficoltà di chi non riesce a vedersi per quello realmente è, credendo ciecamente alle voci interne che gli dicono di essere un mostro, inguardabile e disgustoso agli occhi degli altri.
Eppure, nonostante questo, nonostante la tragicità di un finale che non salva nessuno, quello che resta dopo la lettura di questo libro, è quell’incredibile forza dell’essere umano di amare, di resistere, contro ogni pronostico, facendo scoprire che la capacità di andare avanti può portare anche a scenari inaspettati, a forme d’amore infinite e che anche nella sofferenza la bellezza può sempre travolgere quando meno se lo si aspetta.
È stata un’esperienza intensa la lettura di questo libro, e nonostante le oltre mille pagine dolorosissime, volerne ancora, come una dipendenza e non riuscire a smettere di pensare a Jude e ai legami di amicizia pura, all’affetto incondizionato, all’amore che riesce a creare intorno a sé.
Come scrive nella sua recensione Mattia Insolia, “Il lettore di Una vita come tante è nudo allo specchio mentre legge le proprie debolezze, soprattutto non è solo. Forse la bellezza di questo romanzo, la sua capacità di attrarre e incantare, risiede in questo: nel fare da specchio a chi lo legge – sempre senza tempi e giudizi, e con amore. Raccontando una storia così dura, dolorosa, Yanagihara ci convince a deporre le armi, ad abbassare la guardia – Jude è nudo davanti a te, dice, ti concede di vederlo nei suoi punti più osceni, e di cui si vergogna, quindi tu sta’ tranquillo e non nasconderti e porta a galla i tuoi, di punti osceni. Yanagihara ci convince a leggere questa storia senza alcuna armatura addosso, facendo sì che i dolori, i nonostante che abbiamo dentro, salgano in superficie. E quando quei dolori e quei nonostante sono affiorati, Jude ci fa da specchio: sto soffrendo pure io, dice, proprio come stai soffrendo tu, e va bene – non sei solo.
Non siamo soli.“
Titolo: Una vita come tante
Autrice: Hanya Yanagihara
Edizioni: Sellerio