Una vita come tante

«Quante volte capita che un romanzo sia inquietante fino alle lacrime eppure così rivelatorio della gentilezza della natura umana da farvi sentire in uno stato di grazia? La seconda stupefacente opera di Hanya Yanagihara scandaglia a fondo le vite intime dei suoi personaggi e il lettore non solo ne prende a cuore il destino ma ha l’impressione di viverle in prima persona. Le sue pagine sono piene di dolore, ma ovunque emerge l’infinita capacità dell’uomo di resistere e di amare» (The San Francisco Chronicle).

New York, quattro ragazzi ex compagni di college, da sempre vicini l’uno all’altro, si trasferiscono nella metropoli da una cittadina del New England, sostenendosi a vicenda con loro amicizia e nelle personali ambizioni.

Willem vuole fare l’attore.

JB, vuole entrare nel mondo dell’arte.

Malcolm è un architetto.

Jude, avvocato, è il protagonista di questo romanzo e colui che terrà legati i quattro amici.

Con il passare degli anni tutti e quattro riescono ad ottenere successo nei rispettivi campi, anche se Jude è continuamente tormentato dai ricordi della sua terribile infanzia e si sfoga con atti di autolesionismo.

Il dolore che riesce a trasmettere questo libro è devastante, brutale, ma allo stesso tempo ipnotico come se ci rendesse assuefatti dai sentimenti provati da Jude ma anche da tutti i personaggi che gli gravitano attorno, che rimangono travolti dalla sua enigmatica riservatezza e dalla sua brillante intelligenza e gentilezza.

La sofferenza riesce ad essere raccontata in tutta la sua essenza inconcepibile e distruttiva, facendoci riconoscere in dinamiche lesioniste, nostre o di persone che abbiamo conosciuto, rende comprensibili le ragioni apparentemente assurde di alcuni comportamenti e mostra anche la difficoltà di chi non riesce a vedersi per quello realmente è, credendo ciecamente alle voci interne che gli dicono di essere un mostro, inguardabile e disgustoso agli occhi degli altri.

Eppure, nonostante questo, nonostante la tragicità di un finale che non salva nessuno, quello che resta dopo la lettura di questo libro, è quell’incredibile forza dell’essere umano di amare, di resistere, contro ogni pronostico, facendo scoprire che la capacità di andare avanti può portare anche a scenari inaspettati, a forme d’amore infinite e che anche nella sofferenza la bellezza può sempre travolgere quando meno se lo si aspetta.

È stata un’esperienza intensa la lettura di questo libro, e nonostante le oltre mille pagine dolorosissime, volerne ancora, come una dipendenza e non riuscire a smettere di pensare a Jude e ai legami di amicizia pura, all’affetto incondizionato, all’amore che riesce a creare intorno a sé.

Come scrive nella sua recensione Mattia Insolia, “Il lettore di Una vita come tante è nudo allo specchio mentre legge le proprie debolezze, soprattutto non è solo. Forse la bellezza di questo romanzo, la sua capacità di attrarre e incantare, risiede in questo: nel fare da specchio a chi lo legge – sempre senza tempi e giudizi, e con amore. Raccontando una storia così dura, dolorosa, Yanagihara ci convince a deporre le armi, ad abbassare la guardia – Jude è nudo davanti a te, dice, ti concede di vederlo nei suoi punti più osceni, e di cui si vergogna, quindi tu sta’ tranquillo e non nasconderti e porta a galla i tuoi, di punti osceni. Yanagihara ci convince a leggere questa storia senza alcuna armatura addosso, facendo sì che i dolori, i nonostante che abbiamo dentro, salgano in superficie. E quando quei dolori e quei nonostante sono affiorati, Jude ci fa da specchio: sto soffrendo pure io, dice, proprio come stai soffrendo tu, e va bene – non sei solo.

Non siamo soli.


Titolo: Una vita come tante

Autrice: Hanya Yanagihara 

Edizioni: Sellerio

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Laureata in filosofia, giornalista pubblicista, podcaster, formatrice, amo i gatti, i libri e viaggiare.
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