Autobiografia clitoridea


«La mia idea di relazione era che se vengo amata sono salva. Se vengo amata da uno fico sono salva un po’ di più. Lo vedi com’è semplice creare un mostro?»
Elisa è una bambina bionda, estroversa, spontanea. Ama la vita con la voracità dell’infanzia e con la stessa feroce innocenza insegue ciò che è bello e che le piace. E a Elisa piacciono i buoni voti a scuola, il prosciutto crudo, e masturbarsi. Lo fa per istinto, per curiosità, per stare bene. Finché suo padre, Bruno, la coglie sul fatto e si ritrae disgustato. In quel momento qualcosa in Elisa si rompe per sempre: comincia a sentirsi sporca, reietta, malata, diversa.
Quell’episodio plasma la sua vita. Alla solitudine in cui Bruno l’ha relegata si aggiungono nuove esperienze che la intrappolano sempre più in una sensazione di disagio e repulsione verso se stessa: prima le molestie di un prete, poi le attenzioni violente di ragazzi sempre più sbagliati. 
Nata femmina, intera e perfetta e poi rotta dall’impatto con il mondo dei maschi, Elisa si convince che essere donna significa accettare di lasciarsi misurare e “validare” dagli uomini e si rifugia nel sesso, strumento per sentirsi finalmente giusta e non più sbagliata, uguale a tutti gli altri. Colleziona maschi belli, prestanti, ormonali, trofei di un combattimento senza vincitori. Perché queste relazioni a senso unico sono come svuotate, prive di gioia, e infatti per lungo tempo Elisa raggiunge l’orgasmo unicamente in solitudine, masturbandosi. Tanto, a nessuno sembra interessare granché del suo piacere, troppo capriccioso e inaffidabile, troppo volubile e immaturo per essere preso in considerazione. 
In una parola: troppo clitorideo. 
Un romanzo autobiografico dolce e duro, una storia universale in cui molte donne si riconosceranno.


Teresa Cinque, pseudonimo di Elisa Giannini, è l’autrice e la protagonista di questa storia che, lo dico subito, ho divorato e amato pagina dopo pagina.

Elisa ci fa un dono importante: dice tutte quelle cose che non abbiamo avuto il coraggio di confessare e raccontare, tira fuori dalla nostra memoria quel rimosso che ci faceva sentire sbagliate, perché non doveva esistere, perché le ragazze devono vergognarsi di parlare di masturbazione, di piacere, di scoperta di sè, per poi ritrovarsi piene di paure e con la sensazione di avere qualcosa di sbagliato o che la vita in quanto donne sia questa e vada semplicemente accettata così com’è.

È incredibile la quantità di sesso che si può riversare nelle forme più disparate (incursioni, inibizioni, abusi, risposte anomale, fraintendimenti, ingerenze) nella vita di una bambina.

Viviamo in questo paradosso (che non è un paradosso) di essere contemporaneamente sessuomani e sessuofobi con conseguenze bizzarre, spesso spiacevoli, a volte gravi, in cui antidoto potrebbe essere appunto, ed è la strada scelta qui, parlarne molto assai.

Ed in effetti, come tutti i tabù, quando di qualcosa non si parla, questa cosa prende spazio da sola, creando mostri e idee lontane dalla verità ed il sesso è un bisogno talmente primario come mangiare, bere, dormire, fare i bisogni che creare dei sensi di colpa intorno a questo atto spontaneo, può creare dei veri e propri disastri.

In questa storia il piacere femminile è solo una parte di un racconto che principalmente parla di crescita, di relazioni, di riempire quel vuoto lasciato da genitori che non hanno saputo colmare completamente un altro bisogno primario: quello di essere visti, accettati, amati esattamente per quello che si è.

A quante bambine è stato detto di vergognarsi di quel piacere? Di quella curiosità di scoprire il proprio corpo e quello altrui?

Eppure dietro quel bisogno, c’è tutto, c’è la nostra relazione con il mondo e con l’imparare a chiedere, a volere, ad essere viste, riconosciute, a pretendere di avere tutto, come viene insegnato al maschio, al quale, di media, il piacere maschile, il sesso e tutto quello che gira intorno è quasi un diritto: “sono un uomo e ne ho bisogno”.

Il suo viaggio parte da bambina ma è da adolescente che Elisa scopre che il sesso ha un potere, quello di attrarre gli uomini senza però riuscire ad avere nulla di quello che realmente cerca.

Cerco un fratello, un amico, un sodale, cerco un padre che mi coccoli, una persona che mi rassicuri e che mi assolva, cerco tutto meno che un fidanzato, ma quello che la società mi offre in termini di ruoli maschili disponibili sono invece fidanzati o simili, quindi mi adeguo e siccome vedo che i ragazzi sono molto attratti sessualmente provo a barattare quello che ho con quello che mi manca, senza per altro riuscirci perché quello che mi manca non me lo può restituire nessuno.

Da più o meno tutta la vita cerco di fare mia questa nozione che è il refrain di ogni terapeuta: le ferite non guariscono, semmai si stempera il dolore, ma quello che ti è mancato allora non potrà ridarcelo nessuno, soltanto tu puoi dartelo da sola.

E tutt’oggi non ho capito come cazzo si fa.

Quante donne, amiche, conoscenti o magari proprio noi siamo passate da un fidanzato all’altro con la funzione precisa di essere rassicurate?

Quante relazioni abbiamo ricercato solo per colmare i nostri bisogni e mai per reale desiderio?

Senza desiderio è difficile innamorarsi, ed infatti ad Elisa non capitava mai.

Innamorarsi di qualcuno significa anche innamorarsi di sé stessi, o almeno intraprendere un percorso di riconciliazione con sé. Non puoi amare qualcuno che ti ama e continuare a odiarti. Sarebbe un controsenso.

Forse è anche per questo che l’amore ci piace così tanto.

Se il sesso e il rapporto con esso sembra essere la chiave di una relazione sana con se stessi e con gli altri, è anche vero tutto il contrario.

Quest’altra grande verità troppo spesso taciuta è quella che viene raccontata meglio in questo libro.

Potrebbe essere riassunta nella frase “il sesso è sopravvalutato” perché c’è questo mito fasullo che se una relazione funziona anche il sesso deve essere al meglio.

Invece molto spesso il sesso funziona perché noi funzioniamo.

Quante relazioni totalmente disfunzionali vanno avanti perché il sesso è grandioso?

Poi facciamo l’amore e tutto sembra oliarsi e funzionare bene. La famosa chimica è una bella fregatura, certe volte, nel senso che può svilupparsi benissimo anche tra due persone che non sono fatte l’una per l’altra. Oppure forse ci sono persone che sono fatte l’una per l’altra nel senso di energia, quella basica, il ritmo del cuore, e del respiro, il tipo di emanazione della pelle, l’odore, ma poi i loro percorsi divergono, le vite, i pensieri le allontanano.

Sono quelle relazioni che scricchiolano da subito, che cercano di crescere ma poi si scontrano con la realtà, quella di due persone diverse, lontane.

A volte c’è anche quell’amica che ti conosce bene e ti fa notare quello che poi sai in fondo anche tu, ma la tua ostinata sordità ti fa andare avanti pur di non ammettere che ancora una volta non è la persona giusta, non è quella che ti fa risuonare e risplendere e di dover affrontare di nuovo quel dolore di essere sola con le tue paure e incertezze.

Il problema di fare l’amore subito (come era successo a noi e che sembrava pure una cosa di leggerezza e in un certo senso lo era) è che salti tutta la fase che una volta si chiamava di conoscenza. La vecchia storia di aspettare, resistere, procedere lentamente, nelle relazioni, siccome se ne sono impossessati i perbenisti, i moralizzatori, i preti e tutta una serie di persone di dubbia onestà intellettuale, è stata smantellata da chi ha giustamente rivendicato l’autodeterminazione e la libertà in campo sessuale. Rischi però, ed è esattamente quello che è successo a me, di ritrovarti intima con una persona che non conosci, e rischi, altresì, conoscendola, di accorgerti che non ti piace, o che non funziona con te o che tu non funzioni con lui. Insomma potresti accorgerti in ritardo di cose che erano già tutte lì prima, solo che tu non le vedevi essendo obnubilata dagli ormoni. (…) L’urgenza di amare, essere amata, il bisogno di affetto, la solitudine, tendono ad accelerare processi e a bypassare una serie di indugi o incertezze a cui, forse, meriterebbe dare ascolto prima, onde evitare di trovarsi impelagati fino al collo con la persona sbagliata.

Teresa Cinque ha saputo raccontare la scoperta del piacere, del sesso, delle relazioni con grande onestà, senza trovare nessuna chiave segreta di felicità, ma la forte convinzione che il nostro “corpo che vibra e pulsa vada suonato per tenerlo in vita. E che la musica si trova anche attraverso esercizi e prove, scale, errori, ripetizioni apparentemente infinite di uno stesso movimento”.


Titolo: Autobiografia clitoridea

Autrice: Teresa Cinque

Edizioni: Longanesi

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Laureata in filosofia, giornalista pubblicista, podcaster, formatrice, amo i gatti, i libri e viaggiare.
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