Mascherine: socialità, bellezza e sostenibilità

È senza dubbio la mascherina uno dei simboli di questo travagliato 2020, che racconta tutte le sfaccettature dell’essere umano e del nostro modo di reagire di fronte all’emergenza, all’ignoto e alla paura.

C’è chi utilizzandola sa di proteggere se stesso e gli altri e la indossa sempre senza dubbi, con consapevolezza e fierezza, comprendo naso e bocca (la maggioranza di noi, vorrei sperare).

Chi crede a tesi complottiste e identifica la mascherina con un bavaglio.

Chi non riesce proprio ad abituarsi, la dimentica e deve regolarmente tornare indietro per recuperarla.

Chi l’ha sempre appesa al braccio o a penzoloni sull’orecchio o sotto il mento.

Chi la utilizza anche come scusa per nascondersi, come fosse un mantello dell’invisibilità.

Chi ne ha subito colto l’opportunità e creato un business producendone di tutti i tipi e colori.

Chi ha convertito la produzione o parte della produzione per andare incontro a una nuova domanda.

Chi già rivoluziona la classica mascherina rendendola high tech.

Chi la usa ogni giorno nelle corsie degli ospedali – come dimenticare quelle immagini che hanno fatto il giro del mondo?

I segni delle mascherine sui volti di medici e infermieri durante la fase più crudele.

COMUNICAZIONE E MASCHERINE

Per quanto positivamente possiamo cercare di accogliere la mascherina durante la convivenza con il virus, è innegabile non notare quante novità e difficoltà comunicative e sociali porti.

Non poter vedere la totalità delle espressioni delle persone durante una conversazione, non riuscire a sentirle sempre al meglio e dover chiedere di ripetere, ma anche percepire il nostro respiro affannato mentre parliamo e dover rinunciare a tutta quell’espressività che è una buona parte della comunicazione non verbale, non è facile (leggi l’analisi di una psicologaJarmila Chylova).

Questo ci fa comprendere ancor più quanto siano importanti i dettagli della nostra comunicazione, quanto la nostra immagine parli di noi e per noi, nel bene e nel male.

Non solo, pensiamo al nuovo codice della buona educazione: non stringere la mano, per esempio.

Consiglio questo articolo di Chiara Pizzimenti su Vanity Fair: “L’educazione dopo il lockdown”.

Grazie al mio lavoro, conosco ogni giorno tante persone nuove. Mi è capitato in questo periodo di rendermi conto che conoscendo per la prima volta una persona con la mascherina, mi faccia un’idea di lui o lei dalla voce, dagli occhi, dal modo di parlare e gesticolare, che sarebbe diversa senza mascherina. Manca un tassello importante: la metà del volto. Può capitare di vedere la stessa persona senza mascherina – in video call per esempio – e improvvisamente mi appare un’altra persona.

La sorpresa di scorgere un sorriso dolce, quando lo sguardo e la voce ti erano sembrati duri, oppure al contrario scoprire che quella persona con voce accomodante e gesti cordiali ha un viso dai tratti severi, sono tutte nuove dinamiche cui non siamo abituati.

In questo senso credo che stiamo vivendo una grande metafora: la mascherina rappresenta una vera e propria “maschera”, è lì a ricordarci che il nostro sguardo sul mondo è parziale e che non sempre quel tono di voce intende esattamente quello che capiamo, come capita con il non detto accompagnato da un sorriso, che può dire molto più di tante parole.

La mascherina nasconde ma, paradossalmente, rivela parti di noi che “allo scoperto” venivano nascoste.

Pensiamo anche all’importanza della bocca per la comunità sorda: nascono per questo le mascherine trasparenti che permettono di leggere il labiale. Dovremmo forse portare tutti mascherine trasparenti?

COSMESI E MASCHERINE

La pandemia e la mascherina hanno influenzato e cambiato anche i nostri consumi. Parliamo di noi giovani donne e di un’abitudine che ci accomuna (quasi tutte): trucco e cosmesi.

Abbiamo visto crollare la teoria del “lipstick effect” secondo cui nei momenti di crisi crescono i consumi di rossetti: perché dovrei truccarmi le labbra se devo indossare la mascherina?

Le vendite di make-up sono crollate per diverse ragioni: maggior tempo a casa, necessità di risparmiare, ma anche non voler appesantire ancor più la pelle, che di fatto si ritrova in una condizione insolita. Proteggere il viso con la mascherina crea un ambiente caldo e umido per la pelle e di conseguenza un accumulo eccessivo di sudore e sebo che può portare a infiammazioni ed eruzioni cutanee. Molte persone infatti hanno manifestato l’insorgenza o il peggioramento dell’acne, o l’inizio di dermatiti e irritazioni.

Proprio per questo i prodotti per la cura del viso, seppur inizialmente abbiano sofferto come la maggior parte degli altri settori, hanno registrato una ripresa durante l’estate, e si prevede un incremento con l’arrivo del freddo. L’utilizzo di prodotti di qualità e specifici per questo tipo di esigenza diventa allora una necessità ancora maggiore.

Tanti i consigli sui social che le aziende stanno diffondendo, cavalcando l’onda di questi nuovi bisogni.

Il mondo del make-up ha reagito con lo scatenarsi di tutorial su come truccarsi con la mascherina.

Basta seguire l’hashtag #maskmakeup per trovare tantissimi altri spunti su come valorizzare il trucco degli occhi o come abbinarlo al colore della mascherina, ma anche come evitare di macchiarla se proprio non possiamo fare a meno del rossetto, con l’utilizzo delle tinta labbra no transfer o dei rossetti lunga tenuta. Ma c’è anche chi, con la scusa della mascherina, si sente finalmente liberata dal bisogno di truccarsi!

E poi il trucco ci è servito durante il lockdown (e non solo, perché ancora adesso privilegiamo il lavoro da casa): alle video call partecipate truccate? Magari più del solito? Vanity Fair propone alcuni trucchi per un viso che ti fa sentire ancor più a tuo agio durante le chiamate video.

STILE E MASCHERINE

Naturalmente il mondo della moda non si è lasciato sfuggire questa occasione per trasformare la mascherina in un accessorio must-have attraverso il quale esprimere la propria personalità.

Ed ecco vedere andare sold out in pochi giorni la mascherina Fendi da 190 euro o nascere siti in pochissimi giorni per la vendita di mascherine di tutti i colori, fantasie e personalizzabili (controllate sempre che siano protettive). Tante le aziende che hanno cercato di unire design, creatività a tessuti tecnici e sostenibili.

Anche i red carpet di Venezia 2020 sono diventati l’occasione per sfoggiare l’accessorio moda, come quella di Kasia Smutniak con la mascherina “flore-stellare” o quella parlante di Jasmine Trinca: “We are not girls, we are silver bullets for your middle-class brains?”, che riprende il graphic novel di Ratigher.

Il Corriere della Sera propone una carrellata di 15 celebrities e il loro stile nell’utilizzo della mascherina, da Laura Pausini a Ben Affleck a Saturnino, cha lancia la sua Saturmask.

SOSTENIBILITÀ E MASCHERINE

Tante di noi si sono cimentate nella produzione di mascherine fatte in casa: un buon metodo per riciclare tessuti non utilizzati. Ma ricordate di renderle protettive inserendo sempre un filtro o altro materiale protettivo.

Ma per essere sostenibili basterebbe privilegiare le mascherine lavibili, che siano protettive o abbiano una tasca per inserire un filtro o altro materiale protettivo (meglio ripetersi).

Le monouso stanno già avendo degli effetti devastanti sull’ambiente, con un rischio di bomba ecologica nel breve termine.

Manca ancora una filiera sostenibile, su cui si sta lavorando in tutto il mondo. Oltre alla necessità di un’educazione civica e di comportamenti corretti da parte dei cittadini – ricordiamo che le mascherine usate vanno gettate nell’indifferenziata, e possibilmente in un sacchettino dedicato da buttare in quello più grande, come da indicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità – oggi è necessario un piano di filiera per gestire un rifiuto che potrebbe essere trasformato in riciclabile.

Un’alternativa è sviluppare e facilitare sistemi di produzione di mascherine a basso impatto ambientale, come ha fatto la Fabio Perini, azienda con sede a Lucca, che produce mascherine in bambù. Ne scrive Business Insider, che ha intervistato un rappresentante dell’azienda.

Quanto lavoro ancora da fare e quante nuove professioni questo comporta.

Ci sarebbe ancora molto da scrivere sul tema – infatti per approfondire propongo una serie di link qui sotto. Per concludere, questo periodo ci segna e segnerà profondamente, e la mascherina, simbolo indiscusso, è ostacolo certamente, ma anche opportunità per guardare noi stessi e gli altri con un altro sguardo. Abituiamoci, perché potrebbe diventare un accessorio della nostra futura normalità.

La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. È nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere superato 

A. Einstein.

Qualche informazione in più sulle mascherine, se siete curiose, per una panoramica ancor più ampia:

(articolo originariamente scritto per Young Women Network)

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Laureata in filosofia, giornalista pubblicista, podcaster, formatrice, amo i gatti, i libri e viaggiare.
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